Leggere l’inci è la prima cosa che faccio quando valuto l’acquisto di un nuovo prodotto cosmetico. Prendo la scatola, giro, e in men che non si dica capisco se ne vale la pena provare oppure no.
Ma come leggere l’inci dei cosmetici? Soprattutto, come leggere l’inci e capire quali prodotti lasciare sullo scaffale?
Oggi parliamo di ingredienti da evitare.
Prima di tutto: diffida da chi si improvvisa cosmetologo dall’oggi al domani e va a caccia di ingredienti da mettere alla gogna (perchè conosce giusto quelli, non ha idea di che cosa siano gli altri componenti della crema), crocifiggendo indiscriminatamente qualsiasi prodotto contenga anche solo una goccia dell’odiata molecola.
Chiedi sempre il PERCHÈ un ingrediente andrebbe evitato, e che la risposta sia convincente, non un disco rotto (“fa male alla pelle e ti fa venire i brufoli e le rughe” NON è una motivazione accettabile).
Ci sono donne che appena vedono un silicone prevedono atroci sofferenze per l’incauto che oserà toccare quel prodotto proibito.
Sembrate Vanna Marchi, piantiamola.
Un atteggiamento del genere è comprensibile e ha senso solo se si è integralisti ecobio nella vita, non solo nella cosmesi: usi il ferro da stiro? Bruci risorse energetiche per un’esigenza puramente estetica.
Candeggina? Inquina troppo.
Cif, Viakal, ammorbidente e detersivi industriali? Dovresti passare all’ecologico e all’acido citrico (come ammorbidente e anticalcare), DOPO magari ti puoi lanciare contro lo 0,1% di silicone in un prodotto in realtà tutto sommato passabile.
E smettiamola pure di usare termini come “tossico, dannoso, nocivo, cancerogeno” a caso, e senza sapere cosa significano in scienza biomedica. Fatte queste doverose premesse, si giunge alla regola principale: È LA DOSE CHE FA IL VELENO.
– Le percentuali contano solo se parliamo di principi attivi?
Tutte si preoccupano di quanto ialuronico contiene il proprio siero, ma le percentuali sono fondamentali anche quando si parla di eccipienti: una crema viso formulata con alte percentuali di silicone (formulata in modo da risultare occlusiva e non dermocompatibile) sarà MOLTO diversa da una crema formulata con solo con una goccia di silicone in mezzo all’inci, giusto per migliorarne la gradevolezza d’uso.
Stesso discorso per un tonico A BASE di alcool oppure con una piccola percentuale di alcool: nel primo caso è un NO, nel secondo si può valutare.
Quindi, cum grano salis, prendi la lista che segue come un punto di riferimento generale, ma flessibile. Adatta le informazioni che ricevi con intelligenza e vedrai che terrorismi e allarmismi non servono.
Viviamo in Europa, l’avanguardia del mondo in termini di legislazione sui cosmetici e sicurezza del consumatore.
Esistono ingredienti da evitare nei cosmetici?
Quali, in che quantità, e perchè.
petrolati
Ne avrai sentito parlare fino a sentirti accerchiata e sfinita, lo so.
Oleosi e inquinanti, i petrolati sono classificati dalle norme europee come cancerogeni di classe 2, ammessi nei cosmetici solo se dopo il processo di raffinazione della sostanza le percentuali di impurità pericolose risultano inferiori al 3%.
In pratica un’autocertificazione. Se il risultato è 2,9% di impurità il prodotto passa come se ne avesse 0. C’è modo di saperlo? Ovviamente no.
Zero dermocompatibilità, i petrolati risultano totalmente inerti, inodori e anallergici, senza contare che si tratta di sostanze piuttosto scadenti ed economiche.
Sono stati ampiamenteusati come idratanti sulle pelli mature perchè impediscono la perdita d’acqua dalla cute, oppure come protettivi, tuttavia sono totalmente sostituibili.
Soprattutto se hai tendenza a sviluppare impurità dovresti evitarli come la peste, poi sta ad ognuno decidere se una goccia di petrolato in fondo all’inci può essere passabile o meno. Se è l’ingrediente principale della tua crema viso o latte detergente, non ci siamo.
Si trovano come: petrolatum, paraffinum liquidum, paraffin, ceresin, mineral oil, ozokerite
PEG e PPG
Sono parenti lontani dei petrolati.
Sostanze oleose sintetiche, vengono create unendo un olio (vegetale o sintetico) con dell’ossido di etilene, pertanto sono anche chiamati “etossilati”.
Il rapporto quantitativo tra olio di base e ossido di etilene viene indicato dal numero che accompagna il PEG.
Ad esempio, il comunissimo PEG-40 hydrogenated castor oil è un solubilizzante etossilato da olio di ricino, in cui per ogni mole di olio di ricino ci sono 40 moli di ossido di etilene.
Non è difficile intuire come i PEG peggiori per la pelle per dermoaffinità siano quelli coi numeri più alti, dato che le possibili tracce di ossido di etilene lasciate dal processo di etossilazione risultano potenzialmente cancerogene. Per non parlare del rilascio di diossano.
Non inquinano molto e danno un bel tocco ai prodotti, ma vanno evitati accuratamente ai primi posti dell’inci come emollienti principali, mentre possono passare in posizioni più defilate, dove sono spesso utilizzati anche come solubilizzanti, emulsionanti e surgrassanti.
Personalmente evito i prodotti con grandi percentuali di PEG ed evito il più possibile i PEG con numeri esorbitanti in qualsiasi posizione inci.
siliconi
Andiamo con ordine. I siliconi sono inerti, completamente anallergici, e tutt’altro che economici.
Non hanno alcun tipo di controindicazione per la salute se non l’eventuale rischio di punti neri e brufoletti in caso di uso costante, ripetuto e insensato di prodotti a base siliconica. Lo noteranno le tante adolescenti che usano quotidianamente fondotinta, basi make up e i vari decorativi in crema che, se siamo fortunate, contengono siliconi (i prodotti economici di solito vanno giù di petrolio).
Non sono ecologici nè dermocompatibili, ma piccole quantità di silicone in una crema sono del tutto INNOCUE e migliorano la stesura del prodotto. Ripeto: piccole quantità.
Una crema a base di siliconi trova invece motivo d’esistere, se formulata bene, per le pelli sensibili, molto allergiche o irritate, in quanto i rischi di reazione sono ridotti al minimo. Ma si tratta di eccezioni temporanee, o casi particolari.
Normalmente, meglio evitare in ogni caso i siliconi ai primi posti dell’inci, soprattutto se hai una pelle grassa, mista o tendenzialmente impura. In più, inquinano, e questa è la loro più grande colpa.
Si trovano come: dimethicone (e suoi derivati, es. dimeticonol, polydimethicone ecc), cyclopentasiloxane, cyclohexasiloxane, quaternium-80. In generale, dove vedete termini che richiamano la presenza di silicio (elemento da cui i siliconi ovviamente derivano), siamo di norma davanti a un silicone.
alcool
Secca e disidrata la pelle, eliminando con la sua potente azione solvente il film idrolipidico che la protegge.
Va poi valutato l’insieme della formula per capire se la sua aggressività è eventualmente tamponata da ingredienti surgrassanti, direi comunque di prestare molta attenzione se c’è alcohol ai primi tre posti in inci, mentre dopo risulta di per sè innocuo (ovvio, dipende anche da cosa c’è insieme a lui).
Un distinguo va fatto tra alcool denaturato e alcool di origine vegetale non denaturato (di solito indicato in inci con un asterisco): nel secondo caso abbiamo un solvente meno aggressivo.
glycol
Potentissimi solventi, sono da evitare solo se si trovano ai primi due-tre posti nell’inci. Un uso costante di prodotti troppo aggressivi rovina il film idrolipidico e sensibilizza la pelle.
Se si trovano in mezzo all’inci di creme o prodotti di buona qualità, è molto probabile che siano stati utilizzati come solubilizzanti degli estratti vegetali presenti in formula.
Il peggiore è il propylene glycol, molto più aggressivo, ad esempio, dell’altrettanto comune butylene glycol, usato anche come aiuto-conservante in percentuali molto alte.
profumo
Può essere un problema per gli allergici, tenendo conto che sotto la voce “parfum/fragrance” ci sono centinaia di sostanze non citate.
Niente paura: la legge impone che 26 di queste sostanze, gli allergeni piú potenti, se presenti, vanno scritti nell’inci (i vari linalool, limonene, citronellol, benzyl benzoate, alpha-isomethyl ionone, ecc…), in modo da aiutare gli allergici.
Se il vostro problema sono gli oli essenziali, li troverete elencati a parte OLTRE la voce parfum. In latino, essendo estratti botanici.
Evita i profumi e gli oli essenziali se presenti nei prodotti per bambini, nei cosmetici per pelle reattiva e sensibile e nei prodotti per il contorno occhi. Per il resto, se il prfumo da spruzzare non ti crea problemi, non te ne darà nemmeno in dermocosmesi.
parabeni, cessori di formaldeide e altri conservanti.
Posto che i conservanti possono e devono essere biocidi (antimicrobici, antibatterici, antimuffa, ecc…) non possiamo pretendere da loro che siano delicati come una ballerina in tutù di tulle. L’alternativa è avere prodotti contaminati, con rischi tossicologici e allergici altissimi.
Ciclicamente tutti i conservanti più utilizzati sono stati presi di mira da campagne terroristiche che hanno attribuito loro le peggiori malvagità.
Come se ciò non bastasse, le sedicenti beauty guru che starnazzano contro questo e quell’ingrediente, sono rimaste terribilmente indietro.
Nel frattempo l’Unione Europea si è mossa:
– limitando sensibilmente le concentrazioni di parabeni utilizzabili e vietando in toto l’uso di alcuni di essi, con ulteriori restrizioni per i prodotti “baby” destinati ai neonati da 0 a 3 anni.
Che poi, i parabeni. Sospetti di interferire con sistema endocrino rilasciando estrogeni, sono sgradevoli solo sui prodotti per neonati. Mangiare soia, pollo, carne, latticini, fieno greco e altri integratori risulta, dal punto di vista ormonale, molto più rilevante rispetto a minuscole quantità di conservanti cosmetici.
– limitando ai soli prodotti a risciacquo la miscela kathon (methylchoroisothiazolinone e methylisothiazolinone), a cui si contano molti allergici.
Parabeni vietati: pentylparaben, isopropylparaben, isobutylparaben, phenylparaben, benzylparaben.
Gli unici conservanti che proprio non mi piacciono sono i cessori di formaldeide. Quest’ultima è vietata ormai da decenni nelle formule cosmetiche, in quanto potenzialmente cancerogena e certamente irritante e allergizzante. Al contempo altre sostanze che ne rilasciano piccole quantità sono perfettamente legali.
In attesa che il comitato di sicurezza decida se vietare del tutto i conservanti cessori di formaldeide, elenco i peggiori, da evitare nei prodotti leave on (creme, sieri, pomate… Tutto ciò che non si risciacqua).
Sodium hydroxymethyl glycinate
Diazolidynyl urea
Imidiazolidynyl urea
Benzylhemiformal
Tieni comunque conto che siamo costantemente esposti a rilasci di formaldeide nella nostra quotidianità, e che è la dose a fare il veleno: se su 10 prodotti che usiamo, uno solo potrebbe rilasciare formaldeide, abbiamo una situazione diversa rispetto al caso in cui 10 cosmetici su 10 fossero conservati con cessori di formaldeide. Evita l’effetto accumulo.
toluene, BHA e BHT
Il toluene è un antibatterico che si accumula nell’organismo per via sistemica, penetrando i tessuti. Se presente in forma pura, quel cosmetico resta sullo scaffale.
BHA e BHT (butilidrossianisolo e butilidrossitoluene) sono due antiossidanti, evitano insomma che il cosmetico si ossidi generando radicali liberi.
Il loro difetto è che possono rilasciare toluene, l’antibatterico di cui sopra. Nei prodotti a risciaquo abbiamo problemi ambientali in ogni caso, mentre nei prodotti leave on eviterei soprattutto il BHA.
Dorothy 🌸
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Cara Dorothy, buongiorno. Meravigliosa come sempre, esaustiva sul web in modo più unico che raro. Lasciandomi un pochino terrorizzata per l’utilizzo del retinolo (Airol), contenente BHA, usato circa tre mesi all’anno negli ultimi tre anni (20 gr di prodotto una volta all’anno, non saranno spero pena di morte!), per il resto non credo di avere particolari problemi… non sono una talebana cosmetica, nella mia routine c’è tanto l’eco bio quanto il classico di profumeria/e farmacia; i siliconi e le paraffine come i peg sul viso li evito assolutamente, tollerandoli invece in creme curative da usare una tantum ed in creme corporali, purché in dosi piccolissime. Grazie per questa breve guida utilissima.
Buonasera Maria, sono contenta che la guida sia stata di tuo gradimento!
Dorothy